Progetto per
la condivisione
delle attività di ricerca e
di sperimentazione
didattica, dedicato
alla scuola secondaria
di primo e secondo grado

 

Interviste improbabili
Intervista improbabile a Martin Lutero

Non è nostra intenzione riscrivere la storia con i "ma", i "se" ed i "però".Non desideriamo neppure porre sulle labbra altrui le nostre convinzioni: sarebbe immorale oltre che stupido. Le "interviste improbabili" sono una sperimentazione di divulgazione culturale, il cui obiettivo è proporre all'attenzione dei nostri lettori delle figure particolarmente significative della nostra evoluzione culturale, per stimolarne lo studio e verificarne come nel tempo si sia modificata la percezione delle loro idee, delle loro opere e delle ripercussioni di queste sul nostro panorama culturale e nella nostra società.

Le "interviste improbabili" non debbono essere considerate e lette come un "riassunto enciclopedico" o un estratto nozionistico da "notte prima degli esami". Poco di ciò che troverete esposto potrebbe essere forse definito corretto, esaustivo ed esauriente. Da queste pagine potrete, invece, trarre ispirazione ed a vostra volta ispirare nuove prospettive, da cui traguardare il pensiero dei nostri ospiti, nonché lo stimolo per approfondirne la conoscenza.

L'ospite di questa intervista improbabile è Matin Lutero, una delle personalità politiche della nostra Nazione, interpretato nelle risposte, per Ididlab, da una nostra redazione remota, costituita da assistenti redattori scientifici, componenti la classe II A della scuola secondaria di primo grado, presso l'Istituto Comprensivo di Rosate (MI),coordinati dalla loro insegnante, Prof.ssa Vasaturo, docente di italiano, storia e geografia.

Al fondo di questa sezione è presente un forum, attraverso il quale potrete liberamente partecipare a questo nostro, improbabile quanto intrigante incontro.
Sezioni collegate
 
 
l'ospite



Martin Luther

Nome:

Martin (ita.) Martin (ted.).

Cognome: Lutero (ita.) Luther (ted.).

Nazionalità:

Tedesca.

Cronologia: Nato il 10 novembre 1483 a Eisleben, deceduto a Eisleben il 18 febbraio 1546.

Note biografiche:

Martin Lutero (Martin Luther) nasce ad Eisleben, una cittadina nella Turingia, regione centro-orientale della Germania, da famiglia contadina emancipatasi grazie all'attività paterna nelle miniere di rame. A Mansfeld Lutero frequenta la scuola di latino, per poi trasferirsi nel 1497 a Magdeburgo, per proseguire gli studi presso la scuola dei Fratelli della Vita Comune. Dopo solo un anno si reca presso alcuni parenti ad Eisenach e vi rimane fino al 1501. Nello stesso anno si iscrive all'università di Erfurt, dove studia arti liberali, conseguendo il baccalaureato nel 1502 e il titolo di magister artium nel febbraio 1505. Frate agostiniano nel 1506, è ordinato sacerdote il 3 Aprile 1507. Nel 1508 lo troviamo ad insegnare filosofia morale ed etica aristotelica all'università di Wittenberg. Matura presto la convinzione che l'uomo non possa che commettere peccato, perché tale è la natura umana: la salvezza è concessa solo da Dio per sola fede. Nel 1510 si reca a Roma per portare una lettera inerente a questioni interne all'ordine agostiniano e viene a conoscenza della prassi delle indulgenze. La concessione dell'indulgenza, pratica promossa durante le crociate per coloro, che, fisicamente, non vi potevano partecipare, ma alle quali potevano contribuire finanziariamente, era degenerata e resa scevra dalla componente spirituale, riducendosi a mera transazione economica. Nel 1517 Lutero scrive ad Alberto di Hohenzollern Brandeburgo, arcivescovo di Magdeburgo e di Magonza, ed al vescovo di Brandeburgo, Schultz, contestando tale pratica nelle 95 tesi passate alla storia, in cui si trattava il problema dell'indulgenza. Prova anche a chiedere al Papa di convocare un Concilio dedicato all'argomento, ma, non ascoltato, cessa di riconoscere l'autorità conciliare. Lutero matura la convinzione che solo la Scrittura, e non il magistero petrino, dovesse essere considerata fonte di verità. Evolvendo nel suo pensiero presto giunge ad eliminare la mediazione della Chiesa con la divinità, asserendo il principio per cui il rapporto tra Dio e l'uomo possa essere diretto e personale, con ripercussioni nell'amministrazione del culto e dei sacramenti. Tali posizioni provocarono la scissione dalla Chiesa di Roma e avviarono la rivoluzione culturale protestante, che sconvolse ed insanguinò per molto tempo l'Europa.
Lutero muore a Eisleben, sua città natale, il 18 febbraio 1546.

Percorsi:

Web
https://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Lutero
https://it.wikipedia.org/wiki/Luteranesimo
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_evangelica_luterana_in_Italia
http://www.chiesaluterana.it/

Libri
"Martin Lutero"
Lucien Febvre
trad. di G. Zampa
Anno: 2003
ISBN: 9788842070306
Editori Laterza
http://www.laterza.it/

Film e video
"Luther - Genio, ribelle, liberatore."
https://www.youtube.com/watch?v=17zuyPDhBgY
https://it.wikipedia.org/wiki/Luther_-_Genio,_ribelle,_liberatore

Musica

http://www.baroque.it/arte-barocca/musica-barocca/la-musica-della-riforma.html
https://en.wikipedia.org/wiki/Johann_Walter
https://www.youtube.com/watch?v=_ZosRFcO_dc

Luoghi
Castello di Wartburg
http://www.viaggio-in-germania.de/wartburg.html

http://www.lutherstadt-wittenberg.de/en/kultur/unesco-weltkulturerbe/lutherhaus/

"E mail" infogestione@infogestione.com
    
l'intervista

Ididlab:
"Buon giorno, Signor Luther, e grazie per averci concesso questa intervista. Desideriamo chiederle, quale prima domanda e per ovvia curiosità di redazione, se sia vera quella storia del temporale e di Sant'Anna?".

Martin Luther:
"Buongiorno a voi!
Il periodo della mia vita a cui fate riferimento era un tempo di dedizione assoluta agli studi filosofici, ma anche anni di profonda tristezza e inquietudine, legata all’angoscia per i peccati e per il giudizio.
Era il 2 luglio 1505, quando dall'università di Erfurt ero andato a far visita ai miei genitori e, sulla strada del ritorno, nei pressi del villaggio di Stotternheim, mi trovai nel bel mezzo di una tempesta. C'era il vento che mi scompigliava i capelli, la polvere si alzava impedendomi di vedere; ricordo che comparvero dei nuvoloni grigi e si udirono dei tuoni in lontananza, i fulmini squarciavano il cielo, temevo che la mia vita si spegnesse all'interno di quel fascio di luce. Un ramo, staccatosi da un albero, mi ferì il piede.
Quando il vento cessò, in preda al dolore, aprii gli occhi e vidi degli alberi al suolo, il dolore cominciava ad essere più intenso ed io mi convincevo sempre più che fosse sopraggiunto un intervento divino a punirmi dei peccati da me commessi.
La paura e il dolore si fecero acuti, ero impotente contro le forze divine e della natura, l’unica cosa a me possibile era pregare: mi rivolsi a S. Anna, la protettrice dei minatori, sperando nella Sua intercessione; alla santa mi aveva affidato mia madre, qualche ora prima, salutandomi!
In quel momento mi passò davanti tutta la mia infanzia, la rigida educazione ricevuta, una vita condizionata dalle convinzioni di mio padre e dalle punizioni, oltre che dalle imposizioni della chiesa e dalla superstizione popolare, componenti di cui era intrisa tutta la cultura della mia famiglia, di origine contadina.
Quando la tempesta si placò, a fatica mi rialzai e mi rimisi in cammino; era in me chiara la scelta che avrei fatto: sarei entrato a far parte dell’ordine degli eremiti agostiniani!".

Ididlab:
"Perché ha scelto di far parte proprio degli eremiti agostiniani? Qual era la sua idea di Dio?".

Martin Luther:
"La risposta è molto semplice, tutto è riconducibile alla mia conoscenza di S. Agostino approfondita grazie agli studi, la mia giovinezza e la mia istruzione non deve essere stata tanto diversa dalla sua.
Scelsi il convento di Erfurt perché intriso della spiritualità agostiniana, che ricordava le prime comunità cristiane; il convento era inoltre uno dei più prestigiosi e, anche se la mia scelta era contro la volontà di mio padre, mi illudevo di poter renderlo minimamente fiero di me grazie all’ importanza del convento. Avevo ventidue anni, ero perseguitato dal terrore della giustizia divina, la vita monastica poteva essere per me un rimedio ai peccati, avevo pensato di poter trovare conforto in quella vita, c’era una regola precisa che mi avrebbe guidato nel mio percorso. Mi ero illuso che potesse durare per sempre quel senso di protezione che sentivo tra le mura del convento, dove oltre allo studio mi dedicavo a lavori duri e faticosi, senza un lamento, offrendo a Dio la mia totale umiliazione. La fede avrebbe consolato le mie pene!
Nonostante i miei sforzi, però, col passare del tempo mi convincevo sempre più che essi fossero inutili, non riuscivano a liberarmi dalla mia paura della dannazione. Nel convento giravano voci che io fossi posseduto a causa dei miei continui tremori alla vista del crocifisso, dei miei mancamenti durante le celebrazioni o per le urla che nel cuore della notte svegliavano i miei confratelli. Sostenevo che l’uomo fosse per sua natura peccatore e che solo la fede potesse portarlo alla salvezza, egli non possedeva nessuna libertà di scelta tra il bene e il male, perché macchiato dal suo peccato originale. Nella mia ricerca di un Dio misericordioso continuavo a compiere opere buone nella speranza di ricevere in cambio la salvezza. Pensavo di essere ogni giorno giudicato e rimproverato da Dio per ogni mia azione. Questa mia ossessione divenne un peso sempre più grande, non bastò l’intervento del vicario del convento che cercava di convincermi che Dio è buono e misericordioso, prevaleva in me in maniera forte l’idea di Dio come un padre giudicante, giudice severo, capace solo di condannare".

Ididlab:
"Come si svolgeva la vita nel convento di Erfurt? Cosa studiava ed a quali tipi di attività e di lavori si dedicava?".

Martin Luther:
"La vita nel convento era molto rigida, ad Erfurt l’intento era quello di ripristinare una vita religiosa autentica, che metteva al centro la Parola di Dio, che cercava di recuperare i principi che avevano guidato la vita delle prime comunità cristiane. Al primo impatto il convento mi diede un senso di familiarità, ritrovavo la severità e la rigidità delle regole a cui ero sempre stato abituato, in famiglia, come nei primi anni della mia istruzione. C’era un numero di lezioni predefinito e un programma di studi organizzato in maniera meticolosa. La severità, le prescrizioni rigide, la regola dell’Osservanza, che come ho detto anche gli agostiniani di Erfurt seguivano, mi sembravano capaci di contenere le mie debolezze, le tentazioni e le conseguenti angosce legate alla paura di Dio; di fatto non smisi mai di essere preoccupato fino all’angoscia della salvezza della mia anima. Osservavo alla lettera la regola: bisognava inginocchiarsi davanti ai superiori, camminare con gli occhi bassi, parlare solo quando era concesso. La rigidità riguardava tutti i momenti della giornata: si mangiava in silenzio, si digiunava per oltre cento giorni all’anno e si svolgevano lavori manuali: mi ritrovai a pulire il convento, a fare lo sguattero in cucina, a chiedere l’elemosina per le vie di Erfurt al fine di sostenere le spese del convento. Mettevo la mia vita al servizio del monastero, offrivo le mie umiliazioni quotidianamente, obbedivo, pregavo, eppure continuavo a non sentirmi degno del perdono di Dio.
Alcuni confratelli più rudi arrivavano a rimproverarmi per le mie letture e consideravano i miei studi delle distrazioni e delle cose superflue.
Sotto la guida del frate supremo Johann Staupitz, che colpito dalla mia serietà e dedizione alla vita monastica mi affidò in seguito compiti che cambiarono la mia vita, mi dedicai comunque agli studi, in particolare di S. Agostino, del cui pensiero mi nutrivo, di cui letteralmente divoravo le opere, perché fondamento dell’ordine monastico presso il quale vivevo, ma anche per quella visione pessimistica dell’uomo, che in fondo allora condividevo. Alla base della mia profonda inquietudine spirituale c’era anche la filosofia nominalista appresa negli anni di Erfurt, che si ispirava al pensiero di Guglielmo di Ockham e che considerava la totale incapacità della ragione umana di arrivare alla conoscenza di Dio, di conseguenza di essere in grado di conoscere la strada che conduce alla salvezza.
La Bibbia rimase, però, il mio studio principale e la mia unica passione.
La prima Bibbia mi fu consegnata al mio ingresso in comunità, aveva una copertina di cuoio rosso, conoscevo il contenuto di ogni sua pagina; essa per me non era un semplice oggetto di studio, era piuttosto la parola autorevole di Dio che contiene i segreti di tutta l’umanità e che per questo non si può che accogliere senza alcun tentativo di interpretarne il significato".

Ididlab:
"Come si viveva Dio fuori dal convento di Erfurt, nelle città, nelle famiglie, nelle istituzioni e nella Chiesa stessa?".

Martin Luther:
"Era un tempo di rinnovamento e di profondo cambiamento culturale, uno di quei periodi in cui si abbandonano delle certezze, nascono nuovi modi di pensare e la fede assoluta in alcuni principi decade: questo spiana la strada verso nuove credenze, crea fermento oppure destabilizza.
Credo che smarrimento e ricerca di nuove risposte, data la mancanza di punti di riferimento che prima erano considerati certi, si possano considerare gli elementi che caratterizzavano quel tempo.
Dio non occupava più il posto centrale nell’universo e nella vita degli uomini e la fiducia nelle istituzioni ecclesiastiche cominciava a vacillare: la chiesa era corrotta, la ricerca dello sfarzo e delle ricchezze prendevano il sopravvento sul messaggio evangelico originario; il clero esercitava il suo controllo soprattutto sulla parte meno colta della popolazione, prima attraverso il confessionale e poi attraverso la sempre più diffusa vendita delle indulgenze.
Era la parte della popolazione ancora legata ad una religiosità naturale ad essere facile vittima dell’autorevolezza della Chiesa, dell’abuso che essa ne faceva. L’ossessione per la punizione divina era ancora molto forte ed era facile diffondere la convinzione che per ottenere la salvezza eterna fossero necessarie opere di carità, ma anche gesti di devozione, pellegrinaggi, penitenze.
Era un tempo in cui si mescolavano fede e superstizione, da una parte era diffusa la decadenza morale del clero, sempre più alla ricerca di cariche politiche e di prestigio, che erano assai lontano dallo spirito di carità e umiltà, ma non mancava la ricerca da parte di alcuni religiosi di luoghi, protetti dal mondo, come i conventi e gli ordini, in cui dedicarsi alla ricerca della santità, senza distrazioni.
Alla mondanità soprattutto dell’alto clero, dedito più alla cura di beni terreni che alla cura dell’anima, rispondeva quindi una parte del mondo ecclesiastico animata da una profonda esigenza di rinnovamento religioso, nascevano centri di intensa vita spirituale, c’erano energie evangeliche presenti ed operanti in diversi luoghi, c’era in molti un’attesa di Dio e il desiderio diffuso di una rinascita cristiana.
La cultura umanistica e la tendenza a trarre l’uomo fuori dalla condizione di schiavitù delle superstizioni medioevali si respirava, questo non impedì agli uomini, fuori e dentro la Chiesa, di cercare Dio; la spinta alla ricerca era mossa proprio dalla accresciuta sfiducia in chi per secoli era stato il depositario delle verità riguardo Dio. Lo studio dei testi sacri e la conseguente riscoperta dei messaggi evangelici svelavano agli uomini del tempo nuove verità, o per lo meno insinuavano il dubbio laddove, sulla base di superstizioni e ignoranza, si erano costruite per secoli certezze, che alimentavano gli interessi della parte corrotta della Chiesa".

Ididlab:
"Come ha vissuto tali spinte di rinnovamento e quale è stata la sua risposta a tale percezione?".

Martin Luther:
"Ero alla continua ricerca di risposte, alle spinte di rinnovamento che si respiravano fuori da convento, nella Chiesa, nella società del tempo, corrispondevano in quel periodo spinte che dentro di me si facevano sempre più forti, spinte che venivano dalle mie intuizioni, dalle idee che maturavo alla luce dei miei dubbi, dei miei studi, dell’analisi accurata e della conoscenza acquisita delle Sacre Scritture.
Non mi accontentavo di quello che era già dato e di tutto quello che era scontato solo perché veniva detto dalla chiesa. Il mio spirito, durante tutti gli anni di formazione, si era nutrito di lotte interiori continue, della paura della dannazione, si era plasmato sulla Parola di Dio, cominciavo a non essere più disposto ad accettare l’interpretazione che, per loro interesse, ne facevano gli uomini di chiesa.
L’unico che credeva in me e nelle intuizioni che esplicitavo, senza considerarmi un pazzo, era Johann von Staupitz, il mio padre spirituale, colui che credeva in me e che aveva intuito che qualcosa capace di cambiare lo stato delle cose era nelle mie idee, nel mio essere servo di Dio semplice, ma caparbio e difensore a tutti i costi della verità in cui credevo. Fu lui a mandarmi nel mondo, non immaginava allora che quel gesto avrebbe avuto una risonanza significativa nel mondo della cristianità, che avrebbe segnato la storia, che avrebbe diviso la Chiesa.
Neppure io immaginavo che i miei pensieri avrebbero avuto un impatto così forte fuori e dentro la realtà che fino ad allora avevo vissuto.
Fui mandato a Roma per consegnare delle lettere, il cui scopo era di affrontare questioni interne all’ordine agostiniano.
Ero disorientato, ma desideroso, al tempo stesso, di respirare la cristianità che immaginavo si respirasse nella città sede del Papato. Invece la corruzione del clero era così sfacciata che si poteva quasi toccare con mano, tutto era lontano dalla carità cristiana, più di tutto l’abuso del potere che la Chiesa esercitava nei confronti del popolo: manipolavano le menti della povera gente promettendo loro la salvezza eterna.
Roma era un circo, un mercato, un luogo dove tutti potevano trovare tutto, tranne Dio.
Mi erano sempre più chiare le contraddizioni, la parola di Dio da una parte e l’interpretazione che a suo vantaggio ne faceva una parte del clero dall’altro.
Ero convinto allora che il Papa non fosse a conoscenza di tanto scempio.
Come poteva permettere che si desse valore alle indulgenze?
Come poteva un pezzo di carta contenere la grazia di Dio?
Come poteva avere un prezzo la misericordia e il perdono?
Le risposte che mi davo andarono a riempire i miei scritti e diedero forma a quelle tesi che davano voce alle mie idee, alla mia volontà di riformare ciò che nella chiesa era corrotto; esse non avevano nessuna intenzione di creare divisione, di rompere l’unità della Chiesa, come invece avvenne.
Io desideravo la riforma e il ritorno a una fede cristiana autentica, non la rivolta!".

Ididlab:
"Come definirebbe il risultato della sua volontà? Come è cambiata la percezione di Dio e del cristianesimo?".

Martin Luther:
"Il mio modo di pensare non era più coerente con le idee della Chiesa, era mia intenzione riportare al suo stato di purezza la cristianità, riscoprire il vero messaggio cristiano, che era stato sepolto da secolari strati di corruzione e impurità, di cui il clero era stato nel tempo costruttore.
Io volevo semplicemente ritrovare Cristo nei cuori e nelle azioni, non su pezzi di carta, venduto come merce per acquistare beni terreni.
La delusione di Roma era rimasta nei miei occhi, aveva segnato l’inizio del mio allontanamento dalla Chiesa romana; la mia volontà mi stava portando lontano da quel luogo che prima ritenevo sicuro, che era stato tante volte riparo dalle mie persecuzioni, dalle mie paure.
Mi ritrovai accusato di eresia e, in fondo, ero inconsapevole artefice di una rivoluzione vera e propria. Volevo produrre cambiamento, svelare la verità ai più umili, a coloro che si lasciavano plasmare dall’autorità esercitata da alcuni uomini di Chiesa; avevo la presunzione di illuminare le menti offuscate dalla paura della punizione divina e di insinuare il dubbio nell’interpretazione che la Chiesa faceva della Scrittura.
Ma gran parte delle mie idee finirono per essere fraintese, manipolate per colpire obiettivi che non era mia intenzione colpire, interpretate e usate, in alcuni casi, come arma contro la Chiesa detentrice di potere; le mie idee portarono scompiglio tra la gente e, cosa che fu causa di grande sofferenza, procurarono la morte anche a persone a me care.
La rivolta e le sue sanguinose conseguenze furono il risultato della mia volontà, prima di essere motivo di rinnovamento.
E la rivoluzione avvenne anche in me.
Non cessarono le mie lotte interiori e i rimorsi di coscienza, ma rinunciai a lottare contro il peccato, mi affidai completamente alle parole della Scrittura, secondo cui il giusto vive della fede.
L’idea che per la salvezza bastasse la fede, non le opere, mi portò a cambiare anche la mia quotidianità, le mie relazioni, i miei legami con le altre persone, con l’altro sesso; il peccato e la convinzione di esserlo era stato per una vita il motivo del mio tormento, a questo punto divenne un atto quotidiano: peccando sperimentavo la misericordia di Dio, perché mi perdonava per il solo fatto che credevo, quel Dio misericordioso che avevo cercato da sempre.
Alla luce della giustificazione per fede cambiò la percezione stessa del Cristianesimo; per il conseguimento della salvezza non era necessario più rispettare i comandamenti insegnati dalla Chiesa e tramandati dalla tradizione: la penitenza, il ministero sacerdotale, i voti religiosi. La misericordia di Dio prescindeva dal rispetto di questi valori.
Ero cambiato, ero stato strumento di Dio per produrre cambiamento nella storia e nella Chiesa, la fede però era rimasto il punto fermo della mia vita".
    

la nuvola

Nuvola al 24.03.2017

Nuvola al 07.06.2017

    

il forum
    

 

Informazioni su questa pagina.
Titolo: "intervista improbabile a Martin Lutero" - Codice: I170111.1800.DDE.AR.man/IIDI1706050900MANa2 - Autore:
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Data di pubblicazione e di ultimo aggiornamento: 31/01/2017 - 07/06/2017.
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