Progetto per
la condivisione
delle attività di ricerca e
di sperimentazione
didattica, dedicato
alla scuola secondaria
di primo e secondo grado

 

Interviste improbabili - Giacomo Matteotti
Note di osservazione

In preparazione del primo incontro, ho dato ai miei studenti dei link ai quali fare riferimento per approfondire le proprie conoscenze su Matteotti, sul periodo storico, sulla sua formazione politica, sul contesto sociale in cui il nostro intervistato visse. I ragazzi hanno realizzato un’alacre consultazione, focalizzando le informazioni che hanno ritenuto utili alla nostra ricerca e sono giunti preparati all’avvio dei lavori.
07/02/2017 Si è data lettura del primo quesito. Per rispondere alla domanda “Come viveva Giacomo Matteotti all’età di tredici anni?”, sono state formulate delle ipotesi, sostenute dalle informazioni precedentemente acquisite. Ciò mi ha consentito di fare con loro una riflessione di natura metacognitiva: le congetture azzardate non nascono da un esercizio di mera creatività, ma da dati che gli studenti elaborano consapevolmente. Dalla qual cosa è conseguita la necessità di informarsi su come in generale vivevano i ragazzi a quell’epoca e, nella fattispecie, come vivevano i ragazzi nel Polesine. Ci siamo dati tale compito per la settimana prossima. Intanto abbiamo iniziato ad articolare la prima risposta.
13/02/2017 I ragazzi sono giunti oggi a scuola con le loro ricerche. Internet è un’infinita rete di informazioni nella quale si rischia spesso di impigliarsi. Capita talvolta di compiere ricerche che risultano essere, più che altro, un cieco esercizio di copia-incolla che ha poco di personale. Niente di tutto questo ha invece caratterizzato il lavoro dei ragazzi di terza C. Essi sono giunti a scuola con un resoconto di informazioni, già categorizzate con precisi criteri di indagine, che hanno fornito materia viva per il completamento della prima risposta. Ho trovato interessante che alcuni ragazzi mi abbiano suggerito di vedere proprio nel contesto di provenienza la formazione di idee socialiste del protagonista della nostra intervista. Mi hanno dato quindi prova della consapevolezza del fatto che il contesto sociale condizioni fortemente la formazione del pensiero di ciascuno di noi.
20/02/2017 È stata data lettura del secondo quesito. Si dovevano immaginare i sentimenti che Matteotti bambino suscitava nei suoi coetanei. Bisognava inoltre individuare come la scuola potesse, a quell’epoca, fungere da ascensore sociale. Per la costruzione della seconda risposta, abbiamo deciso di intraprendere un percorso narrativo che desse colore, verosimiglianza e pathos alle dichiarazioni di Matteotti. Il tutto naturalmente, attingendo a dati di realtà. Ci siamo dati il compito di ipotizzare un’amicizia tra il piccolo Giacomo e un bambino di umili condizioni. Abbiamo inoltre stabilito di compiere delle interviste ai nonni, dalle quali emerga un confronto tra la scuola di un tempo e quella di adesso, e dalle quali si veda in chi termini nell’uno e nell’altro periodo analizzato, questa riuscisse o riesca a fungere da ascensore sociale. Nella preparazione della scaletta che darà vita all’intervista, i ragazzi sono stati molto propositivi e hanno offerto degli spunti interessanti di riflessione.
28/02/2017 Molte ragazze sono giunte a scuola, con delle storie immaginarie su presunte amicizie tra il piccolo Giacomo e bambini di un Polesine povero e deprivato. Abbiamo fatto una sintesi tra le varie storie, attingendo ora dall’una ora dall’altra, tenendo sempre conto del contesto di riferimento e dei suoi abitanti. In poche parole, il lieto fine della storia non ha inficiato il senso di realtà che non ha mai smesso di accompagnare il gruppo di lavoro. Analogamente, quando abbiamo dovuto analizzare l’attuale situazione scolastica, i ragazzi hanno utilizzato i dati acquisiti con le interviste dei nonni, confrontandoli col presente.
07/03/2017 L’analisi dei documenti prodotti ha suggerito alcune considerazioni. Particolarmente significativa mi è sembrata la riflessione sulla memoria storica. È emersa la necessità di conservare la memoria storica per non dimenticare e per non compiere gli stessi errori del passato. Una ragazza ha fatto presente che possiamo ritenerci fortunati perché abbiamo il privilegio di ascoltare la viva voce di quelli che hanno vissuto gli orrori di un’epoca difficile. È stata elaborata la seconda risposta completa, sulla base dei lavori svolti dai ragazzi. Si tratta del racconto dell’amicizia immaginaria tra Matteotti e un bambino di nome Giuseppe. In un primo momento temevo che il tentativo di sintesi dei diversi pezzi del racconto potesse creare qualche problema tra gli studenti. Ho potuto notare invece una grande capacità dei singoli elementi del gruppo di accordarsi sui vari passaggi e un’ottima attitudine all’ascolto.
10/03/2017 Analizzata la terza domanda, ci si è posto il problema della congruità delle possibili risposte. Ho tranquillizzato i ragazzi, facendo notare che i problemi che via via si presentano non rappresentano un limite al nostro lavoro. Sono piuttosto uno scoppio di meraviglia che alimenta la ricerca e la creatività. L’elaborazione di risposte fantasiose non scaturisce solo dalla fantasia ma, come mi hanno suggerito i ragazzi stessi, da analisi molto più rigorose di quanto si possa immaginare. I ragazzi dovevano ipotizzare le reazioni di una classe dirigente, retriva e attaccata ai propri privilegi, di fronte ai tentativi di emancipazione delle classi meno agiate. Anche in questo caso si è ricorsi alla narrazione che, secondo me e secondo i miei studenti, meglio riesce a spiegare alcuni fenomeni. Così facendo, procedendo per tentativi e aggiustamenti, abbiamo elaborato le risposte al terzo quesito.
14/03/2017 Arrivati a un buon punto del nostro percorso, ho pensato che fosse necessario fare una sosta. Ho proposto ai ragazzi, come esercizio di sintesi, una mappa concettuale per tirare le fila di quanto era stato già fatto.
21/03/2017 Nella quarta domanda è stato chiesto ai ragazzi di illustrare quello che sarebbe dovuto essere per Matteotti il significato dell’azione politica. Ciò ha animato, oggi, un’accesa discussione tra i ragazzi, incentrata sulla polemica, ormai diffusa, riguardante il ruolo e le colpe dei politici di oggi. Molti di loro mi hanno fatto notare che i politici oggi hanno scarsa preparazione e nascono così per caso o per colpi di fortuna. Ancora più interessante è stata l’osservazione da parte di alcuni sul ruolo che la propaganda ha nell’acquisizione dei consensi popolari. Mi hanno fatto notare che i mezzi di informazione, oggi, sono molto più potenti di un tempo. Hanno rilevato tuttavia, dopo una consultazione dei giornali d’epoca e di alcuni documentari reperiti su Internet, che i politici confidano e hanno sempre confidato sul ruolo dei mass media.
28/03/2017 I ragazzi hanno costruito, oggi, la risposta al quarto quesito. Ancora una volta sono stati ricercati punti di contatto e punti di divergenza tra presente e passato. Sono stati individuati esempi di buona e cattiva politica. I paesi del Nord Europa sono stati additati come realtà efficienti e perfettamente amministrate. Alcuni hanno fatto riferimento all’attuale politica razzista dell’Austria. L’attenzione si è poi spostata sulla formazione dei politici e sul fenomeno, ormai desueto, delle scuole di partito. Abbiamo riflettuto sui fenomeni di scuola di partito ormai scomparso. È stata più volte sottolineata la centralità della politica nella vita dei cittadini e l’importanza dell’amministrazione della cosa pubblica. Ci si è chiesti quali sono oggi i luoghi di formazione dei politici. Si è proceduto per tentativi ed errori. Chi forma oggi i politici? Dove vengono reclutati? Valgono i criteri clientelari anche nella scelta dei nostri rappresentanti? Si è giunti alla conclusione che forse sì. Tanto più che oggi – stando a quello che sentiamo dire in televisione - ci sono leggi che permettono ai leader di partito di scegliere i propri rappresentanti e che non danno la possibilità invece ai cittadini di sceglierli. Si è introdotto il concetto di riforma elettorale ed è stata presentata, in risposta alle curiosità avanzate dai ragazzi, la distinzione tra sistemi maggioritari e sistemi proporzionali. A proposito di clientele, alcune ragazze hanno fatto riferimento a Giolitti e agli episodi che gli valsero l’epiteto di ministro del malaffare. Qualcuno ha concluso saggiamente che la storia ci dà sempre tanti insegnamenti.
28/03/2017 Oggi dovevamo rispondere al quinto quesito. “Chi sono i nemici di chi vuole fare buona politica e metterla al servizio dei cittadini? È preferibile che la politica venga svolta da cittadini presi a prestito dalla società civile o può ritenersi una vera e propria professione?” Naturalmente è emerso il solito luogo comune sui politici che rubano. Per evitare che tale luogo comune inficiasse la nostra analisi, ci siamo soffermati sul concetto di stereotipo. Abbiamo analizzato i vari tipi di stereotipi: profughi maledetti, stranieri che ci rubano il lavoro, politici che rubano, donne che non sanno guidare, dicotomia meridionali-settentrionali. Ci abbiamo riflettuto insieme e ci abbiamo anche riso, prendendone le distanze. Siamo tuttavia giunti a una conclusione. Una cosa è certa: la logica del “pro domo sua” è una minaccia sempre presente e chi è veramente onesto e tiene al bene della nazione non fa prevalere i propri interessi.
07/04/2017 Oggi dovevamo completare la quinta risposta. Ancora una volta l’equazione stipendi alti – politici che rubano ha condizionato il pensiero dei ragazzi, pur nella consapevolezza, da parte loro, che si ha a che fare con luogo comune. Ci si è chiesti infine se gli episodi di corruzione siano prerogativa solo del presente o se ci sono stati anche nel passato.
21/04/2017 Dal momento che ci è stato chiesto di esprimerci, nel sesto quesito, sulla questione della Sinclair Oil, oggi abbiamo fatto un’indagine approfondita su questo scandalo. Gli studenti hanno avuto modo di scoprire che tale episodio ha costituito un’importante concausa nell’omicidio Matteotti, anche se solo di recente sono venute alla luce tante verità. Si è giunti alla conclusione che il totalitarismo determina un controllo severo delle informazioni e insabbia tutto ciò che rende impopolare quel regime totalitario. La ricerca febbrile è stata fatta su giornali dell’epoca e su documentari. I ragazzi hanno avuto l’ennesima prova di come gli organi di informazione possono manipolare e stravolgere le informazioni. L’importante riflessione che ne è scaturita è la seguente: il totalitarismo è una categoria che va al di là di qualsiasi morale e quando si impone con forza nell’immaginario collettivo di un popolo, diventa più potente dei freni morali che possono in qualche modo indebolirne la presa sulle coscienze. Il fascismo, anziché indebolirsi, dopo il caso Matteotti, diventa ancora più forte, sia per l’appoggio del re che per la secessione dell’Aventino. Dopo aver compreso che la morte di Matteotti poteva ritenersi una morte annunciata, dopo il discorso del 30 maggio e l’annuncio delle rivelazioni che il deputato avrebbe fatto il 10 giugno, i ragazzi mi hanno chiesto se oggi queste figure di eroi sono ricorrenti come negli Anni Venti. Alcuni hanno paragonato Matteotti a due eroi dei nostri giorni: Falcone e Borsellino, i quali, pur sapendo il pericolo al quale andavano incontro, hanno continuato con determinazione la loro lotta alla mafia.
   
   
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